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"Scorrete lacrime, disse il poliziotto": il manifesto di Philip Dick

Pubblicato nel 1974, “Scorrete lacrime, disse il poliziotto” (titolo originale “Flow My Tears, the Policeman Said”) è un romanzo rappresentativo della prosa di Philip Dick. Vi si ritrovano infatti tutti gli elementi tipici dell’universo dickiano: il rapporto controverso con le donne, la paranoia, la psicosi indotta da droghe, l’incertezza fra ciò che è reale e ciò che esiste solo nella mente del protagonista, oppure in un universo parallelo.

Scorrete lacrime, disse il poliziotto

Considerato uno dei lavori più riusciti dell’autore statunitense, “Scorrete lacrime, disse il poliziotto” è scritto in uno stile asciutto e quasi minimalista: le parti descrittive sono ridotte all’osso e i dialoghi sono scarni e alienati. Temi e stile riflettono la situazione personale dell’autore che all’inizio degli anni settanta si era appena disintossicato dalle anfetamine ed era stato lasciato dalla moglie: attanagliato dalla paranoia di essere spiato da agenti segreti governativi, Dick scrisse il romanzo come una denuncia dei crimini dell’allora presidente USA Richard Nixon.

La trama segue le alterne fortune del ricco e famoso presentatore televisivo Jason Taverner, la cui esistenza viene stravolta dall’attentato ad opera di un’amante occasionale. Risvegliatosi solo in una sudicia stanza d’albergo, Taverner si ritrova catapultato in una realtà parallela dove nessuno ha mai sentito parlare di lui e non si trova alcun documento che comprovi la sua esistenza. Da questo momento il protagonista è sballottato in una spirale di paranoia e disperazione accompagnato da personaggi stralunati quanto lui; la spiegazione nel finale è sorprendente e se state pensando a un banale tunnel spazio – temporale si vede che non avete mai letto un romanzo di Philip Dick. Consigliato a chiunque ami la fantascienza o abbia una vaga intenzione di avvicinarsi al genere.

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