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The Final Countdown.

The Final Countdown. Perché il futuro è già passato

Quanti minuti a mezzanotte?

Da qualche tempo, in un grattacielo della centralissima Union Square di New York campeggia un gigantesco timer impegnato in un conto alla rovescia. Mentre sto scrivendo quest’articolo segna approssimativamente 6 anni, 210 giorni, 22 ore e rotti. Sta forse contando il tempo che ci separa dal lancio sul mercato di un nuovo modello di Iphone? Segnala l’imminente uscita di un film? No. È quanto ci resta prima che i danni dovuti al surriscaldamento climatico divengano irreparabili. L'orologio, opera degli artisti Gan Golan e Andrew Boyd, segna il tempo entro cui – agli attuali tassi di emissioni di anidride carbonica – sarà ancora possibile mantenere il riscaldamento globale entro 1,5° rispetto ai livelli preindustriali, quota che gli esperti considerano il punto di non ritorno.

La stima è stata calcolata sulla base degli studi del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change (MCC)[2] basati su dati raccolti dal recente Report sul Global Warming dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite[3]. Il countdown su uno schermo nel centro della capitale economica del mondo è un'immagine scenografica ma sarà inutile senza provvedimenti drastici che, al momento, i governi degli stati industrializzati non sembrano intenzionati a prendere. Il punto di non ritorno è dietro l’angolo. Cosa ci attende oltre? Nulla di buono.

Cos’è il Global Warming

Con “riscaldamento globale” si intende il cambiamento del clima terrestre iniziato nel XIX secolo a causa dell’industrializzazione di alcuni paesi europei e della conseguente emissione di gas serra. Le variazioni climatiche ci sono sempre state nella storia della terra, tanto nell’arco di ere geologiche quanto più di recente con la Piccola Era Glaciale fra Trecento e Settecento, ma ora è diverso. Facciamo un passo indietro.

The Final Countdown.

Gli studi sul Global Warming non sono iniziati ieri: già nel 1824 Joseph Fourier aveva dimostrato che senza un’atmosfera la temperatura del pianeta sarebbe stata più bassa, mentre nel 1859 John Tyndall scoprì che alcuni gas trattenevano il calore solare nell’atmosfera alterandone il clima. Nel 1896 lo scienziato svedese Svante Arrhenius mise in correlazione anidride carbonica e temperatura, calcolando che un raddoppio di CO2 nell’atmosfera avrebbe causato un riscaldamento del pianeta di 3 gradi.[4] Nonostante ciò il dibattito rimase limitato agli ambienti accademici e l’opinione pubblica non iniziò a parlarne prima degli anni sessanta. La prima conferenza mondiale sul clima organizzata da OMM, UNEP, FAO, UNESCO e OMS ebbe luogo nel 1979 mentre nel 1988 lo studioso James Hansen, dopo aver studiato i modelli climatici del NASA Goddard Institute, avvertì il Senato statunitense della catastrofe imminente. Si giunse così al famoso Protocollo di Kyoto del 1997 che impegnava i paesi industrializzati a ridurre nel periodo 2008-2012 le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.[5] Come è andata? Non molto bene.

Kyoto e i suoi fratelli

La mancata adesione al trattato da parte degli Stati Uniti, tra i maggiori responsabili delle emissioni, è stata sufficiente da sola a far fallire l’accordo. Alcuni paesi firmatari hanno avuto difficoltà a mantenere gli impegni presi, addirittura Spagna e Italia hanno aumentato le emissioni rispetto al 1990. Le conseguenze non si sono fatte attendere: nel 2019 un rapporto del Potsdam Institute ha annunciato che la concentrazione di particelle CO2 in atmosfera ha raggiunto quota 412 per milione, la più alta negli ultimi tre milioni di anni.[6] Secondo il quarto rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) del 2007, nel XX secolo la temperatura media della superficie terrestre è aumentata tra 0,2° e 0,7°C, in modo più accentuato nell’emisfero boreale. Le tante conferenze organizzate in seguito, prima fra tutte il COP21 di Parigi, non hanno finora ottenuto risultati apprezzabili. Ad oggi appare improbabile contenere il riscaldamento globale nel 2100 entro i 2° rispetto ai livelli preindustriali.

La terra si riscalda. Quindi?

Quello che ci aspetta è un cambiamento definitivo del clima terrestre con conseguenze drastiche sulla geografia di vasti territori e sull’economia di gran parte del pianeta. Sebbene le previsioni da parte dei numerosi istituti di ricerca differiscano in certa misura sulle cifre, gli effetti sono chiari.
Nei prossimi decenni assisteremo a:

1. Uno scioglimento progressivo dei ghiacciai artici e antartici con relativo innalzamento del livello dei mari (attualmente circa 3 millimetri all’anno). Le conseguenze di questo fenomeno, peraltro in accelerazione, vanno dalla sommersione delle città costiere all’alterazione della salinità degli oceani, che condurrebbe a un ulteriore cambiamento climatico.
2. Fenomeni meteorologici estremi come tornado e uragani. Variazione delle precipitazioni piovose e nevose: nelle zone temperate pioverà sempre meno ma con più intensità, con conseguenti alluvioni.
3. Desertificazione progressiva di vasti territori dal clima secco come il Sahel in Africa, zona al confine con il Sahara, e conseguente impossibilità di coltivare la terra.
4. Carenza di acqua potabile in ampie zone del pianeta.
5. La desertificazione renderà la terra non coltivabile in molte aree del globo. Questo porterà a migrazioni massicce con conseguenti squilibri socio-economici.
6. Estinzione di un enorme numero di specie animali per via del clima impazzito e dell’antropizzazione, tanto che si parla di una “sesta estinzione di massa”.

The Final Countdown.

E in Italia? Noi siamo al sicuro, no?

Ovviamente no. Il nostro paese è estremamente vulnerabile al dissesto idro-geologico causato da uno sviluppo edilizio a dir poco irresponsabile. Inoltre il Global Warming metterà a rischio alcuni prodotti eno-gastronomici di eccellenza come vino e olio. Il report del CMCC, Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici, mette in guardia il nostro paese da un possibile innalzamento fra i 2° e i 5° con conseguente calo dell’8% del PIL e danni per miliardi di Euro.[8] Siamo alle porte di un cambiamento epocale che in un arco di tempo relativamente breve sconvolgerà la terra in ogni suo aspetto. Il margine temporale per agire è molto stretto e non si intravedono leader in grado di cambiare la rotta.

Chi, però, nutre la passione per la fantascienza apocalittica può consolarsi: tra qualche anno non dovrà pagare il biglietto del cinema per assistere a un’avvincente storia catastrofica.

NOTE:

[1] https://climateclock.world/
[2] https://www.mcc-berlin.net/en/research/co2-budget.html
[3] https://www.ipcc.ch/sr15/
[4] https://www.lenntech.it/effetto-serra/storia-riscaldamento-globale.htm
[5] https://www.isprambiente.gov.it/it/servizi/registro-italiano-emission-trading/contesto/protocollo-di-kyoto#
[7] https://www.pik-potsdam.de/en/news/latest-news/more-co2-than-ever-before-in-3-million-years-shows-unprecedented-computer-simulation
[8] https://www.cmcc.it/it/analisi-del-rischio-i-cambiamenti-climatici-in-italia

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