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Gli ippopotami di Pablo Escobar

Gli ippopotami di Pablo Escobar stanno colonizzando la Colombia

Gli ippopotami di Pablo Escobar

Pablo Escobar, re del narcotraffico mondiale negli anni ottanta, all’apice della sua “carriera” disponeva di un patrimonio enorme, tale da poter soddisfare ogni capriccio. Per questo, quando gli balzò in testa l’idea di allestire uno zoo nel giardino di casa, non ebbe alcun problema a farlo. Bastò qualche viaggio negli Stati Uniti per portare di contrabbando giraffe, zebre e ippopotami nella Hacienda Napoles, la sua tenuta di lusso fra Bogotà e Medellin. Quando il boss della cocaina fu arrestato gli animali furono ricollocati in altre strutture, ma per i quattro ippopotami questo non fu possibile. Troppo pesanti da trasportare. Vennero lasciati in un corso d’acqua lì vicino dove sarebbero morti senza lasciare tracce. O almeno così si pensava.

Gli ippopotami di Pablo Escobar

Gli ingombranti cuccioloni non solo sono sopravvissuti al re della droga ma, in assenza di predatori naturali e con acqua abbondante a disposizione, si sono moltiplicati. Attualmente sono circa ottanta ma le autorità stimano che, se non si prendono provvedimenti, nel 2039 la loro popolazione raggiungerà i 1.400 esemplari. E non si tratta di una presenza che passa inosservata. Al contrario, l’ecosistema di Puerto Triunfo ne è stato stravolto: gli ippopotami di Pablo Escobar pesano 1.800 chilogrammi e stanno inquinando i corsi d’acqua della Colombia, le loro feci alimentano le alghe che sottraggono ossigeno ai pesci autoctoni. Si rischia una catastrofe ecologica e la situazione globale è già abbastanza compromessa.

Noi stiamo con gli ippopotami

Nonostante i rischi cui va incontro l’ecosistema, la popolazione è attratta dagli ippopotami. Si organizzano safari per vederli da vicino e di recente è stato aperto un parco a tema. Il business che si sta creando rende difficoltoso prendere decisioni in merito. L’ipotesi di castrare tutti i maschi è stata abbandonata perché i loro testicoli sono difficili da raggiungere. Alcuni scienziati hanno proposto di abbattere tutti gli esemplari per salvaguardare le specie autoctone prima che la situazione vada definitivamente fuori controllo. Ma l’opinione pubblica, affascinata da questi simpatici animali, ha protestato vivacemente. Ormai resta poco tempo per decidere e, mentre le autorità restano incerte sul da farsi, i grossi “cavalli di fiume” continuano a farsi beatamente il bagno in acque dove non sarebbero mai giunti senza i deliri di onnipotenza di un celebre criminale.

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