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Semipalatinsk: la storia segreta dei test nucleari sovietici

­Il poligono di tiro di Semipalatinsk: una Chernobyl mai indagata abbastanza?

La vita nella steppa scorre lenta e uguale a sé stessa, e nel caldo agosto kazako pascere le pecore è un rito contadino, un fuoco sulla collina. Chissà cosa avrà pensato il povero contadino di Dolon, quando le orecchie gli hanno iniziato a fischiare, quando la terra ha iniziato a tremare, nel vedere quella strana nube a forma di fungo alzarsi in un cielo nero. Chissà cosa avrà pensato, a proposito della strana nausea dei giorni seguenti.

Dolon è un piccolo villaggio affacciato sul fiume Irtyš, al confine con la Russia nel nord-est del Kazakistan. Oggi è un posto deprimente, ma fino a prima del 1917, nelle anse del fiume e dove il deserto dà un po' di tregua, viveva un' affascinante comunità nomade. Gli sforzi della collettivizzazione staliniana, i sequestri del bestiame e lo stanziamento forzato generarono non poco scontento, oltre che una crisi alimentare mai vista dagli allevatori centro asiatici.

Il 29 agosto del 1949 l’armata rossa e un manipolo di scienziati fa esplodere l’RDS-1, il primo ordigno nucleare sovietico. Questo è solo il primo di 456 test che avranno luogo nell’area del poligono di Semipalatinsk, il parente più prossimo del Nevada test site, fino alla sua chiusura nel 1989. Il villaggio di Dolon si stima abbia ricevuto una dose di cinquecento millisievert quel giorno, a causa dei radionuclidi portati dalla nube che cadde sul villaggio. (Per comparazione, un sievert comporta alterazioni dell’emoglobina temporanee, sei sievert sono letali, e una regolare radiografia è meno di un millisievert.) A fine anno sul villaggio saranno ricaduti 1,4 sievert per persona, e la dose ricevuta con l’esplosione del '49 bastava da sola a causare temporanee patologie del sangue. Dolon è solo uno dei villaggi della zona, e si stima che le persone interessate dal fallout nucleare ancora oggi, con malformazioni alla nascita e tumori, in questa lontana regione del Kazakistan, siano circa 200.000 secondo le stime più ottimiste, e due milioni di persone in quelle più realiste.

Prima di Lenin.

Prima del 1929 il Kazakhistan uno stato essenzialmente nomade, in cui il concetto di stanziamento non era affatto comune. Le persone vivevano nelle iurte tradizionali e si spostavano lungo tutto il paese. Questo Kazakistan presovietico viene raccontato benissimo da Mukhamet Shayakhmetov, nel suo “Memorie di un nomade kazako sotto Stalin”, in cui descrive l'avvento della rivoluzione. L’unico momento di vita stanziale era d’inverno, quando la neve impediva le traversate. Ma nel '29 tutto cambiò: pochi nomadi raccolsero l’invito di Stalin di stanziarsi e di collettivizzare le mandrie, e così le autorità sovietiche sequestrarono il bestiame e marchiarono col nome di kulaki i contrari alla collettivizzazione, pressappoco “contadini benestanti”. In realtà la definizione di “benestante” era molto vaga: anche un modesto gruppo di 150 capi era considerato da ricchi e sequestrato per intero. Anche il padre di Mukhamet fu bollato come kulako, per aver avuto due cavalli, cento pecore e poco più, e quando morì in carcere al figlio non restava nulla, letteralmente: i figli di kulaki erano cittadini con meno diritti. 1

Tagliando corto, possiamo dire che dopo gli sforzi di collettivizzazione ci fu una carestia tremenda in tutta l’unione, e se gli ucraini ne soffrirono tantissimo anche i kazaki non scherzarono. Le autorità sovietiche decisero quindi di deportare in Kazakistan decine di migliaia di polacchi, ucraini e gente dell'est europa per coltivare quelle terre. Inutile dire che non ci fu molto successo.

Il poligono e il rapporto con la popolazione

La nascita del Poligono si deve al “programma Sovietico per la bomba atomica”, letteralmente, il Sovetskiy proyekt atomnoy bomby. Il programma andava avanti sin dagli anni ‘30, ma subì una brusca accelerata dopo Hiroshima e Nagasaki, ovviamente. Oltre alla ben nota corsa agli armamenti in guerra fredda, all’epoca trai vertici dell'Unione c’era la paranoia che gli occidentali avessero sviluppato in segreto una superarma in grado di distruggere il socialismo (e parimenti anche il mondo intero).

Stalin decise di affidare il Programma ad uno dei suoi uomini più spregiudicati, con l'ordine di velocizzare i tempi. L'uomo era il capo dell'NKVD, Lavrentij Berjia, che scelse le steppe kazake forse su suggestione americana, dopo aver visto il Nevada Test Site. Non è chiaro quali ricerche abbia condotto il Politburo prima di autorizzare la costruzione di un sito talmente controverso in una zona notoriamente attraversata da pastorizia nomade e comunque vicina a centri civili, ma suppongo non molte e sicuramente non approfondite.

fonte: Wikipedia

Come si può vedere, questa è l’area del sito di test vicino Semipalatinsk. A nord-est trova luogo la città di Kurchatov (così chiamata in onore di uno dei primi fisici nucleari sovietici), un tempo una città chiusa, altamente segretata e impossibile da raggiungere. La città da cui prende il nome l’area, Semipalatinsk, si trova 150km a est, lungo il fiume. Il sito ha una dimensione di 18.000km quadrati. Le aree più interessanti sono l’experimental field, nel quale venne fatto esplodere il First Lightning (la bomba che investì Dolon) e tutti i restanti test atmosferici, cioè 116, fino al 1962. In quell’anno infatti l'ONU bandì i test nucleari atmosferici, cioè in aria, e così i restanti 340 test furono eseguiti ,fino al 1989, sotto terra, nell’area denominata Delegen Mountain Complex.

Si può quindi dividere la storia del sito in due momenti: quello riguardante le esplosioni in aria, quindi pre-1962, e quello riguardanti gli esperimenti sotterranei, post-1962. Nel 1962 l'ONU, cui l'unione aderì grazie a Krushev, bandì i test nucleari in aria, e così sia Unione che Usa ne fecero di sotterranei. Tra le bombe atmosferiche di rilievo va citata la RDS-6, la prima bomba all’idrogeno, dalla potenza di 400 kilotoni, e la RDS-37 del 1955. Quest’ultima ebbe una forza di 1,6 megatoni. Esiste un documento desecretato della CIA, il cui referente fu uno spettatore dell'esplosione, lo lascio in bibliografia.

Dopo il 1962 il Cremlino dovette darsi una regolata, e così i test effettuati sotto terra erano tesi a cercare un uso pacifico dell’arma nucleare, come per esempio sfruttare la potenza atomica per creare laghi artificiali, canali, deviare corsi d’acqua o spegnere incendi di gas sotterraneo, un’idea peraltro già americana. In realtà dei sotterranei della zona di Delegen, la zona in cui vennero effettuati i test sotterranei, non si sa un granché: al di là di queste sparate da bravi ingegneri edili, si sa che nel sottosuolo venivano effettuati esperimenti di criticità e supercriticità, insieme a chissà che cos’altro. Centinaia di chilometri di tunnel sotterranei in boro pieni zeppi di uranio arricchito, plutonio e una serie di isotopi non inermi erano a disposizione delle autorità sovietiche.

In tutto ciò qualcuno però si chiedeva che effetti avessero le radiazioni sui civili, e come mai nella zona intorno ai test i tumori e le malformazioni stavano crescendo nei dati a vista d’occhio. E il primo che se lo chiese in realtà fu il governo sovietico! Furono così premurosi nei confronti della loro popolazione che aprirono un centro di controllo e di cura della brucellosi in cui in realtà i pazienti venivano trattati per avvelenamento da radiazione, raccogliendo loro dati per studiare gli effetti delle radiazioni sugli umani, ovviamente a loro insaputa. In modo tanto segreto che questa storia venne fuori solo nel '91, alla proclamazione di indipendenza del Kazakhistan. Quei dati sono ancora oggi segreto militare russo.

In realtà, per spezzare un’unica, piccola, piccolissima lancia nei confronti dei sovietici, qualche tentativo di vederci meglio fu fatto, in maniera meno subdola e manipolatrice. Al dottor Bahia Atchabarov fu concesso di fare degli studi in quell’area in modo libero ed indipendente dalle autorità. Le persone esaminate da Atchabarov risultavano, rispetto al gruppo di controllo, più affette da emorragie, iperpigmentazione, leucemie, anemie, e tutte queste cose carine. L’avvelenamento da radiazioni mescolato con la cronica malnutrizione dei poveri della regione fu chiamata da Atchabarov Sindrome di Kainar. Ovviamente i sovietici ignorarono i rapporti del medico e si limitarono a diffondere nei rapporti ufficiali la versione per cui l’alto tasso di mortalità della regione era da spiegarsi con la sola malnutrizione, la povertà e lo stile di vita poco sano della popolazione.

Gli ultimi giorni del poligono (e dell'Unione)

Ad ogni modo il sito funzionò fino al 1989, quando la congiuntura astrale “debolezza unione sovietica + sono due generazioni che i nostri figli nascono deformi + chernobyl” finalmente diede i suoi frutti e larghi, larghissimi movimenti di protesta anti-nucleare si formarono nel paese. Il maggiore di questi, chiamato “Nevada semipalatinsk” per riallacciarsi ai movimenti gemelli che chiedevano la chiusura del Nevada Test Site oltre cortina, era stato fondato e diretto dallo scrittore kazako Olzhas Omaruly Suleimenov: scrittore e poeta, sposò in pieno la causa antinucleare, e quando l'URSS si sciolse venne eletto nel parlamento, facendo poi carriera diplomatica. Famoso il suo discorso ad un raduno del movimento, durante i giorni della dissoluzione dell'URSS:

“Noi, gli scrittori, riceviamo lettere ogni giorno dalle regioni site in prossimità dei test. Le lettere parlano dell’estinzione di intere famiglie. E questo è quello di cui non dovremmo parlare: le considerazioni del ministero della difesa non ci faranno mai concordare sull esistenza di siti di test nucleari nei territori della repubblica.” Il movimento antinucleare kazako fu caldamente sostenuto addirittura da Andrej Sacharov, noto fisico, nobel per la pace e dissidente sovietico che contribuì significativamente alla messa a punto della bomba all’idrogeno negli anni '40 e '50, diventando in seguito attivista antinucleare.

Il discorso di Suleimenov riflette un po' l'aria che ri respirava allora nelle repubbliche del patto di Varsavia: nel 1989 crolla il muro di Berlino, e Gunter Shabowski concede per errore un libera tutti anticipato, che impedirà alla DDR di studiare un piano alternativo all’”anschluss”. L’anno successivo, le libere elezioni che si tennero nelle 15 repubbliche sovietiche registrarono la forte recessione del PCUS. Erano i giorni della dissoluzione, e il Kazakistan fu l’ultimo dichiarare l'indipendenza, il 16 dicembre del 1991. Dieci giorni dopo l’unione sovietica sarà definitivamente un ricordo. Vi lascio qualche secondo per assorbire il colpo, anche se non vi basteranno.

Quando il Kazakistan si costituì repubblica indipendente vennero fuori gli innumerevoli problemi: prima la regione, seppur poverissima, poteva sempre contare sugli aiuti sovietici. Ma ora? Il neoeletto presidente Nazarbaev pensò bene di sfruttare gli ingenti giacimenti di petrolio dello stato, e questo portò un po’ di sollievo: il paese è infatti lo stato più ricco dell’asia centrale, ma rispetto allo standard occidentale scompare completamente. Alla sua elezione nel 1989 come leader di partito e poi come presidente alla dissoluzione dell’urss Nazarbaev doveva affrontare problemi giganteschi, come l’occupazione, la svalutazione della moneta e le relazioni interazionali con gli ex stati dell’unione. Il poligono fu “chiuso”, nel senso che furono immediatamente cancellati tutti i test in programma. Le armi nucleari furono cedute alla Russia, che se le è prese più che contenta. E...basta. Letteralmente. L’armata rossa che era di stanza fece i bagagli e salutò, e all’ingresso fu messo un vago cartello in cui si chiedeva gentilmente di non rubare l’uranio e il plutonio. Ricordate quei depositi di Uranio arricchito nelle strutture sotterranee? Ecco, se ne sono stati in balia delle tempeste, di avventori improvvisati e di milizie islamiche per una decina d’anni.

Considerata la pericolosità di lasciare uranio e plutonio alla portata di tutti, le autorità kazake intrapresero, insieme a Russia ed Usa un ambizioso programma di bonifica. Data la vastità della regione dovettero agire in segreto, e solo a lavoro completato poterono annunciare di aver messo in sicurezza la regione. Lo sforzo di pulizia ebbe luogo dal 1995 al 2012, ben 17 anni, durante i quali fu versato del cemento speciale nei buchi di boro che contenevano plutonio e le entrate alle miniere e ai tunnel sotterranei furono sigillate e coperte, per un costo totale di 150 milioni di dollari.

L'eredità del sito: gli effetti sulle persone

La storia dei test nucleari a Semipalatinsk si chiude qui, ma qui inizia il rapporto degli abitanti con quello che ne resta. A causa della geografia della regione e dei suoi forti venti, tra le 200.000 e le due milioni di persone sono interessate ancora oggi dal fallout nucleare. Subito da dopo la dissoluzione dell'URSS fu chiaro il costo umano di quegli esperimenti: centinaia di articoli scientifici e medici riconducono l’impennata di cancri specifici (come quelli alla tiroide o al sangue o al seno) e malattie cardiovascolari direttamente alla esposizione alle radiazioni. In uno studio sono state analizzate 19.000 persone circa che vivono o hanno vissuto nella regione intorno al sito dagli anni '60 fino al '99, e in questo gruppo l’incidenza di malattie cardiovascolari è molto più alta che nel gruppo di controllo. É stata anche trovata una relazione tra dose ricevuta e incidenza di malattie, ovviamente coloro che hanno vissuto in zone più esposte rivelano un aumento della mortalità.

Ma per lo strano gioco delle radiazioni non è neanche questo l’aspetto più drammatico, che infatti riguarda le nuove generazioni. Studi condotti sui più giovani hanno dimostrato infatti delle sostanziali mutazioni in alcune regioni del DNA che hanno il compito di produrre cellule germinali, e cioè spermatozoi e ovuli. La conseguenza è un aumento vertiginoso delle malformazioni embrionali e della disabilità infantile. E siamo solo all’inizio, il patrimonio genetico della regione è stato inquinato tremendamente e modificato, e chissà quali problemi ci saranno in futuro.

Quel che è certo è che, dopo che i test si sono conclusi, le città nucleari come Kurchatov, un tempo animate da giovani ingegneri nucleari, fisici e tecnici con le loro famiglie, si sono svuotate, lasciando strutture fatiscenti e un senso di opprimente tristezza per i pochi abitanti rimasti. La terra intorno è inutilizzabile, il bestiame della zona non è sicuro, la fame e la povertà sono i pessimi amici delle radiazioni. I problemi psicologici non sono da trascurare. Le persone qui sentono di essere lasciate a sé stesse, a morire in uno sperduto fazzoletto di terra. E come dar loro torto, il sussidio da “martire nucleare” elargito dal Kazakistan è di poche centinaia di Tenge l’anno, sembrerebbe intorno alle 12 euro l'anno.

Come Chernobyl, anche il sito di Semipalatinsk ha trovato appassionati del macabro che osano sfidare la steppa per vedere (ma non toccare), tuttavia l'alta segretezza di alcune strutture e la difficoltà nel raggiungere il sito scoraggiano molto un flusso regolare, inoltre è talmente vasto e talmente brullo che si direbbe non ci sia mai successo niente. Un problema comune agli ex siti nucleari, segnalare in modo chiaro (e in quale lingua? Tra mille, duemila, diecimila anni l'inglese sarà ancora conosciuto?) la presenza di letali radionuclidi, col rischio che generazioni future possano non comprenderne la pericolosità e venirne a contatto o, per scoraggiare future incursioni, lasciare tutto disatteso, metterci una pietra sopra e sperare per il meglio? L'ultima opzione sembra essere quella più praticata, ma tristemente per siuazioni attuali e non future.

1Questa storia viene raccontata più nel dettaglio in Sovietistan di Erika Fatland, un lungo viaggio nei paesi ex comunisti dell'asia centrale.

Bibliografia parziale, essenziale e link utili:

Rapporto Cia:
https://nsarchive.gwu.edu/dc.html?doc=4430809-Document-03-Central-Intelligence-Agency

link a foto d'autore della regione e degli abitanti: http://archive.boston.com/bigpicture/2009/11/kazakhstans_radioactive_legacy.html
https://www.nationalgeographic.com/photography/article/nuclear-ghosts-kazakhstan
http://archive.boston.com/bigpicture/2009/11/kazakhstans_radioactive_legacy.html

Studi del dottor Atchabarov e sindrome di Kainar:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5661199/

Link Wikipedia:
https://en.wikipedia.org/wiki/Semipalatinsk_Test_Site

(link principale, più altre pagine wikipedia di minore riguardo, intorno alla questione)

Libri:
"Sovietistan: Un viaggio in Asia centrale" di Erika Fatland, edito da Marsilio 2019

Link vari:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16571924/

https://thebulletin.org/2009/09/the-lasting-toll-of-semipalatinsks-nuclear-testing/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16571930/

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